sabato 7 maggio 2011

“Il Libro Eterno” intervista: Massimo Cortese

Massimo Cortese è nato il 30 maggio ad Ancona, dove vive e lavora come funzionario di un ente locale. Laureato in Giurisprudenza, sposato con Daniela, ha una figlia di undici anni, alla quale ha dedicato il suo primo libro Candidato al Consiglio d’Istituto. Il suo secondo libro è Non dobbiamo perderci d’animo. Ha pubblicato racconti nelle Antologie Tutti i colori dei bambini, I sentieri del cuore ed Alchimie di viaggio, tutte edite da Edizioni Montag.

Massimo è stato così gentile da rispondere alle domande di questa intervista


Ciao Massimo e benvenuto nel blog “il libro eterno”, ti va di presentarti ai lettori?

Certamente. Mi chiamo Massimo Cortese, da qualche tempo scrivo con una certa assiduità. Sono onorato dall’incontrarmi con le lettrici e i lettori di questo Blog.

Cosa rappresenta per te la scrittura?

E’una formidabile modalità espressiva. Sebbene, per studio e per lavoro, abbia sempre scritto tanto, la consapevolezza dell’importanza della scrittura è per me una recente gradita sorpresa.

Quali sono i tuoi autori preferiti?

Una persona che s’intende di editoria mi ha detto che la mia scrittura gli ricorda Jerome Klapka Jerome, che non conosco, se si fa eccezione per qualche pagina spassosissima di Tre uomini in barca, che ho letto alla scuola media. Apprezzo l’ironia di Giovannino Guareschi, la profondità di Cesare Pavese, ma sono sempre rimasto colpito da I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Nei miei scritti cito spesso Le avventure di Pinocchio- Storia di un burattino, splendida favola per piccini e per adulti, la prima lettura importante è avvenuta con Cuore di De Amicis, ma consiglio a tutti di leggere La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino.

Ci vuoi parlare del tuo romanzo d’esordio “Candidato al Consiglio d'Istituto”?

E’ un racconto lungo ricco di spontaneità e ingenuità, nato per caso, nel quale ho sempre creduto molto. Nel 1977, da studente, ero stato rappresentante di classe ed avevo sofferto per la bocciatura patita a quella consultazione elettorale: poi, una volta divenuto genitore, non ho voluto farmi sfuggire l’occasione per raccontare una storia, che mi ha permesso di occuparmi di altre tematiche, probabilmente soltanto abbozzate. Ma si è trattato dell’opera dell’esordio. La pubblicazione ha incontrato subito molte difficoltà, dovute essenzialmente alla scarsissima conoscenza del panorama editoriale italiano, ma la prima recensione, avvenuta il 4 maggio del 2009, mi ha ridato la speranza e il desiderio di continuare ad esprimermi con la scrittura.

La tua seconda opera "Non dobbiamo perderci d'animo" è dedicata all’Anniversario dei 150 Anni dello Stato Italiano. Come mai questa scelta?

Si tratta di una raccolta di dieci racconti, attraverso i quali ho voluto narrare singole storie che s’incontrano con la Storia del nostro Paese. Nove racconti sono ambientati nel periodo temporale che va dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, ad eccezione del quinto scritto, che s’intitola “Cimabue e Giotto”, ambientato nel 1275. E’ un omaggio che ho voluto fare al nostro Paese.

Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano?

Io credo che se vogliamo fare un’analisi approfondita del panorama editoriale italiano, è indispensabile occuparsi della Cultura, e in questa ottica comincio ad affrontare la questione con il racconto Cimabue e Giotto, quinto scritto del libro Non dobbiamo perderci d’animo. Per meglio argomentare il mio pensiero, vorrei riportare quanto ha scritto il giornalista Aldo Cazzullo su un fatto accaduto attorno al 1919: un giovane studente universitario torinese chiese al suo professore di scrivere un articolo per il suo giornalino universitario, e l’illustre docente acconsentì. Per la cronaca, lo studente si chiamava Piero Gobetti ed il docente era il senatore del Regno Luigi Einaudi. Oggi- dice Cazzullo – un professore universitario non ascolterà mai uno studente universitario, a meno che sia il figlio di un collega. Per dirla attingendo a La peste di Albert Camus, ciascuno deve fare bene il proprio mestiere. A mio avviso, l’attuale crisi del panorama editoriale di questo Paese coinvolge tutti, anche i piccoli scrittori come il sottoscritto. Per sintetizzare, provo a spiegarmi con un fatto: talvolta, quando vengo invitato a presentare un mio libro, se prima o con me viene presentato il testo di un collega, io acquisto preventivamente e a prezzo pieno il suo libro, lo leggo e glielo dico: non è mai accaduto che gli altri facciano la stessa cosa. Se noi piccoli scrittori curiamo il nostro orticello e basta, non andremo molto lontano, ed i nostri libri non verranno conosciuti. Per questa ragione, sono lieto di poter dire che ho presentato entrambi i libri nella prima e nella settima puntata della trasmissione televisiva Book generation, che può essere vista nell’apposito sito. Tutte le puntate vanno viste, non solo quelle riguardanti i miei testi.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Un terzo libro: speravo che potesse essere pubblicato entro il 2011. Comunque, è proprio il caso di dire: non dobbiamo perderci d’animo.

Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?

Considero questa intervista uno splendido regalo di compleanno. Grazie.

Grazie a te Massimo 
Per saperne di più potete visitare il suo blog http://massimocortese.blogspot.com/

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